sabato 29 dicembre 2012

Il vecchio che diceva il rosario

 La Voce di Romagna, 6 luglio 2012
 

«Un ragazzo entrò nella carrozza del treno alla fermata di una piccola città universitaria della Francia meridionale: era circa il 1890. Il ragazzo, fresco di laurea, si sedette vicino a un anziano signore che sembrava sonnecchiare. Quando il treno riprese la sua corsa sobbalzando, dalle mani del vecchio cadde un rosario. Il ragazzo si affrettò a raccoglierlo e ad allungarlo al signore, senza risparmiarsi un’osservazione: “Suppongo che lei stesse pregando, signore...”.
“Hai ragione. Stavo pregando” – rispose il vecchio.  
“Sono stupito che ai nostri tempi – fece il ragazzo – qualcuno sia ancora così ignorante e superstizioso. I nostri professori all’università non credono in queste cose”. E il ragazzo si impegnò a “illuminare” il suo anziano compagno di viaggio. “Sì – proseguì il giovane – oggigiorno la gente istruita non crede più in simili sciocchezze”.
“Davvero!?” – replicò l’anziano, piuttosto sorpreso.
“Sì, signore. E, se vuole posso inviarle alcuni libri illuminanti al riguardo”.
“Mi farebbe molto piacere” – fece in tempo a dire l’anziano mentre si accingeva a scendere dal treno. “Mi puoi mandare i libri a questo indirizzo”. Porse al giovane un biglietto da visita e questi lesse l’indirizzo:
Louis Pasteur, Direttore dell’Istituto di Ricerca “Pasteur”, Parigi».
Il gustoso aneddoto cade nell’anniversario della prima iniezione antirabbica a un ragazzo morso da un cane infetto eseguita appunto dal grande scienziato Louis Pasteur, il 6 luglio 1885. “Gustoso” – perché smonta efficacemente uno dei miti più diffusi dall’Illuminismo in qua, e cioè che la fede cristiana è cosa per creduloni, la preghiera è una superstizione, il rosario, poi, roba per vecchi sonnacchiosi. Sì, peccato che quel signore anziano – che forse meditava, più che sonnecchiare – era uno dei più grandi scienziati del suo tempo, il tempo del positivismo e dello scientismo trionfante. Uno scienziato la cui grandezza il mondo fu costretto a riconoscere mentre questi era ancora in vita, e in piena attività, fondando un Istituto per la lotta alla rabbia e affidando a lui la direzione. Uno scienziato che passò la vita a risolvere i maggiori problemi chimici, medici, biomolecolari del suo tempo: 1857 – studi sulla fermentazione; 1862 – dimostrazione dell’inesistenza della generazione spontanea; 1863 – studi sulle malattie del vino; 1865 – studi risolutivi sulle malattie dei bachi da seta che avevano invaso tutti gli allevamenti; 1871 – studi sulle malattie della birra, e invenzione del processo di pastorizzazione (appunto); 1880 – studi sul colera dei polli scoperta del relativo vaccino; 1881 – studi sul carbonchio di bovini e ovini e scoperta del vaccino; 1885 – studi sulla rabbia e scoperta del relativo vaccino. Ah, c’è da aggiungere che Pasteur è all’origine dell’odierna microbiologia e immunologia nonché dell’applicazione delle scoperte microbiologiche alla medicina e alla chirurgia. A lui si deve lo studio, la prevenzione (asepsi) e l’immunizzazione per la profilassi delle malattie infettive. Insomma, se siamo vivi, se siamo adulti e vaccinati, se abbiamo sconfitto il carbonchio ecc. lo dobbiamo in gran parte al signore che, in treno, recandosi al lavoro, diceva il rosario. Domanda: è da vecchi rimbambiti il rosario? Oppure è la preghiera propria degli intellettuali, preghiera di chi può facilmente cadere nell’orgoglio della “scienza che gonfia” e che pertanto è bene che ripeta, meditando “Ave o Maria, piena di grazie...”, “Santa Maria, Madre di Dio”...? E perché poi: un intellettuale non può forse applicare la sua scienza e la sua capacità di riflessione al mistero della maternità di Maria, all’incarnazione, alla Theotokos, alla pensiero della propria morte tra le braccia della Madonna?
Oh, sì, Odifreddi troverà da ridire: scienza e fede si oppongono irrimediabilmente. Sì, certo. Anche se è un po’ tardi, ormai, Odifreddi può sempre mandare anche i suoi libri a: Institut Pasteur 25 rue du Docteur Roux 75015 PARIS, FRANCE. Li metteranno sotto la statua del vecchio che diceva il rosario. Chissà, forse pregava anche per i suoi colleghi presenti e futuri, malati di ateismo rabbioso (morbo per cui, però, non esiste vaccino). 

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